San Martino di Venezze (Rovigo) – Una celebrazione condotta sul filo dei ricordi e dell’attualità per i 40 anni di Giuliano Zattarin prete di strada. A San Martino di Venezze si è tenuta la sera del 9 settembre, sotto una tenda, nel campo sportivo. Originario di Grignano, ma con ascendenze vicentine: il padre operaio contrario ad ogni clericalismo, ma devoto del figlio cui raccomandava la disponibilità verso l’altro, era emigrato a Grignano intorno agli anni 50. Quarant’anni sono trascorsi dall’ordinazione di don Giuliano: 14 agosto 1971. Sono stati quarant’anni segnati da tappe importanti: prima San Martino, poi Arquà, poi prete operaio, poi Sariano, poi con don Ciotti a Torino nel gruppo “Abele”, poi Pezzoli, e ultimamente Condeuba in Brasile sacerdote diocesano della “fidei donum”. Già a San Martino s’era presentato come “fuori dagli schemi”.
La “novità” di don Giuliano sta nella sua manifestazione gestuale e teatrale della verità. La sua corrispondenza tra verità e vita faceva effetto sulla gente abituata allo scorrere di schemi ereditati dalla tradizione. Il fatto che lui vivesse come insegnava, l’applicazione della sua verità direttamente alla vita senza se e senza ma (il cosiddetto Vangelo senza glosse) creavano incertezza tra gli anziani ed entusiasmo tra i giovani. C’è in don Giuliano l’elisione del discorso: difficilmente gli chiedi e lui ti dà spiegazioni. “Guarda come vivo” sembra dirti. Le sue frequentazioni – ce le ha raccontate il 9 settembre – Turoldo, Balducci, Dossetti… e poi Nando Dalla Chiesa, don Luigi Ciotti, Giancarlo Caselli, Marco Travaglio. Questi personaggi erano allineati sul palco con lui, una sorta di pittori moderni che nell’ora in cui il nostro mondo s’addormenta o s’impantana si mettono al lavoro e vogliono trasformarlo. Una trasfigurazione che non annulla la realtà, ma gioca in modo difficile tra questa realtà e l’esercizio della libertà. Questo il filo conduttore della serata organizzata dai gruppi Liberamente di San Martino di V. e Teatro 99 di Pezzoli. C’erano più di 1500 persone. Un vero evento!
Insieme ai 40 anni di don Giuliano si voleva fare memoria dei 150 anni dell’Italia. Ivana Monti ha letto le poesie in dialetto lombardo sui preti del Risorgimento nel Lombardo-Veneto, e nell’elenco dei nomi è spiccato il nostro Marco Fortini parroco di Fratta internato allo Spilberg. Il procuratore Caselli ha parlato dei 150 anni della giustizia in Italia: dalla “morta gora” fino al sussulto datato 20 anni fa ad opera di giovani magistrati che disseppellirono il dettato costituzionale, a spiegazione dell’avversità attuale verso questa riscoperta. Marco Travaglio ha fatto un exscursus, come sempre fascinoso nella sua affabulazione giornalistica piena di polemica e di ironia, dai primi presidenti del consiglio dotati di senso dello stato alle avventure attuali di scadimento morale. Don Ciotti ha parlato della sua Chiesa impegnata contro le mafie nei vari gruppi “Abele” e “Libera”. Infine don Giuliano con la sua esperienza di Chiesa dei poveri e di poveri, ha suscitato la nostalgia di un tempo che sembra tramontato.
Tanti percorsi, un equilibrio difficile tra fedeltà e trasformazione, che grazie alla fervida immaginazione evangelica di don Giuliano, cerca di afferrare il meglio del reale per esercitare su di esso quella libertà evangelica che permette di percepire ciò che è immutabile da ciò che è storico e può variare.
Fonte: Carlo Folchini da www.rovigooggi.it del 15/09/2011