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VILLADOSE – Sara Abram, 19 anni, una ragazza dagli occhi profondi e lontani. Lontani come la sua terra, che profuma di spezie e di kebab. Una terra dove sunniti, alauiti e cristiani sembrano convivere in uno strano e precario equilibrio. Studente di storia all’Università degli studi di Padova, Sara è l’esempio vivente che le donne arabe non sono solo quelle con il burqa. Siriana d’origine ma residente nella provincia di Rovigo dalla nascita, la ragazza, mercoledì sera, è stata la protagonista dell’incontro che si è svolto nella sala consiliare del Comune di Villadose. Una serata dedicata alla questione siriana e alla primavera araba, temi molto cari all’associazione ‘Voci per la libertà’ che, insieme all’assessore alla cultura, Ilaria Paparella, ha coordinato e organizzato l’intero evento. Sono anni ormai che le piazze di Damasco, Homs, Aleppo e molte altre città della Siria si riempiono di manifestanti contro il regime del presidente Bashar al-Assad. La risposta ferma e decisa del governo di reprimere ogni forma di contestazione ha scatenato uno stato di guerra che ha coinvolto tutti gli abitanti. Vista la situazione, risulta veramente impossibile per i siriani che vivono in Italia riuscire a tornare nella loro terra per rivedere parenti e amici. «I miei genitori sono originari di Aleppo ma poi si sono trasferiti in italia- racconta la ragazza-. Abbiamo molti parenti in Siria e quindi ogni anno vi facevo ritorno durante l’estate per trascorrere le vacanza scolastiche. Questo però è stato possibile solo fino a tre anni fa, poi è scoppiata la guerra, ed ora, non posso più tornare nella mia terra. La Siria per me era una certezza, un appuntamento annuale che non poteva mancare. Erano i parenti, erano le luci di Aleppo che si spegnevano sullo sfondo di un tramonto da mille e una notte. Una terra che mi consentiva, anche se per un breve periodo, di rivivere le mie radici». I continui scontri tra l’esercito siriano libero, ufficializzato nel 2011, e le milizie di al-Assad hanno devastato la popolazione che ormai vive in uno stato di precarietà totale. «Molte persone sono state costrette ad abbandonare le proprie case e a spostarsi in zone più sicure –spiega Sara Abram-. Interi quartieri sono stati bruciati e rasi al suolo. Non è rimasto più nulla. Le città, sono diventate fantasma. Guardando le foto di alcuni palazzi di Aleppo interamente distrutti, il cuore mi si è chiuso come una morsa. Fa male vedere gli edifici crollati a pezzi, perché essi custodivano a storia e le vite di intere famiglie. Ogni giorno i manifestanti catturati dalle milizie di al-Assad vengono imprigionati e torturati, nelle case non c’è elettricità, non c’è acqua potabile, i prezzi sono altissimi. Mancano i beni di prima necessità e i bambini, anche loro, vittime, senza colpa».

Fonte: Il Resto del Carlino – Valentina Magnarello

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